Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
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Posto che il turismo è certamente un elemento storicamente ed economicamente caratterizzante del lago di Garda e che la ciclabilità delle sue sponde è un tema certamente attrattivo e importante, non possiamo nasconderci il fatto che non tutto si può fare dappertutto, che non tutto è lecito in nome del turismo: neppure le piste ciclabili. l progetto della ciclovia lungo le sponde del lago, oltre ad essere costosissimo, si situa in un contesto estremamente delicato e instabile, in un paesaggio di rara preziosità che deve essere preservato e conservato. Ritenere che solo perché si parla di biciclette, un’opera così impattante diventi automaticamente anche sostenibile è un errore grossolano. Sappiamo bene quanto può essere delicato, vedi Monte Brione, far convivere ciclabilità, pedonalità e viabilità in sicurezza. Tutto diventa molto più complicato lungo le sponde del lago di Garda, in un contesto geologicamente molto fragile e instabile che da decenni vede il distacco di rocce, frane, sassi. Interi versanti perennemente a rischio che hanno reso necessaria una continua manutenzione e infrastrutturazione e prodotto danni ingenti alla collettività e alla percorrenza della strada gardesana, con costi economici rilevanti. Buon senso, responsabilità e principio di precauzione renderebbero necessaria anche una presa di coscienza che vada nella direzione di proteggere i fragilissimi versanti, le spiagge, la bellezza delle rive e l’unicità del paesaggio. La domanda è: come possono immaginare le Regioni Veneto, Lombardia e la Provincia di Trento di pensare che questa sia un’opera sostenibile e non un mero prodotto turistico di cui davvero non si sente il bisogno! Chi pratica il cicloturismo con atteggiamento sportivo ma sensibile alle bellezze che attraversa non può condividere scelte di questo genere. E’ necessario capire quali possono essere le alternative possibili in modo tale da non offendere il paesaggio gardesano, cercare soluzioni compatibili, e se del caso, lasciando le cose come stanno. Chi abita in questi territori, spesso devastati da un traffico sostenuto, da una pessima qualità dell’aria, da disagi e incidenti, ritiene che niente possa essere fatto senza una opportuna condivisione, evitando possibilmente di mettere in contrapposizione esigenze differenti, tutte legittime, ma che devono trovare un punto di incontro, mantenendo ferma la salvaguardia dell’ambiente lacustre. Il tema del paesaggio italiano e della sua protezione è in questo momento all’ordine del giorno e certo la nostra Provincia non può chiamarsi fuori, facendo finta di credere che lo sfregio che si è già compiuto nella ciclovia di Limone, ed è sotto gli occhi di tutti, debba essere replicato anche nel tratto tra Torbole e Malcesine, mettendo a repentaglio, data la conclamata instabilità della roccia sovrastante, la vita di chi potrebbe percorrere la ciclabile. E’ questa la transizione ecologica che vogliamo per il nostro meraviglioso lago di Garda? 3,5 milioni a chilometro investiti in zone che dovrebbero scongiurare ogni intervento che non sia strettamente manutentivo; infrastrutture pesanti e deturpanti esposte in un paesaggio incantevole. Il tutto per accontentare gli appetiti di un turismo che, nascondendosi colpevolmente sotto il tema della mobilità sostenibile (ciclabilità) e di un turismo “leggero”, entra pesantemente in rotta di collisione con ciò che una natura meravigliosa ci ha consegnato e che dovremmo restituire intatto alle nuove generazioni.
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